Chiesa di San Francesco della Scarpa
San Francesco della Scarpa church
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Come arrivare
I Francescani giungono a Sulmona nella prima metà del Duecento ma edificano la chiesa ed il convento solo nella seconda metà del secolo, ospiti fino a quel momento nella Cattedrale di S. Panfilo. La chiesa originaria, probabilmente intitolata a S. Maria Maddalena, è poi riedificata (o solo ampliata) per volontà di Carlo II d'Angiò in forme molto più maestose, tali da renderla "la più importante chiesa francescana medievale d'Abruzzo" (Bartolini Salimbeni, 1998). Il nuovo edificio è un imponente complesso a tre navate che apre su un presbiterio cruciforme e tre absidi poligonali. In seguito al terremoto del 1456 è necessario rinforzarne la struttura e quindi aggiungere un grande sperone-contrafforte in prossimità del portale laterale, che assume in seguito le funzioni di campanile. Molto più gravi sono i danni provocati dal sisma del 1706, che fa crollare gran parte dell'edificio risparmiando solo il perimetro murario ed una piccola porzione delle absidi. Data l'importanza che la chiesa riveste all'interno del tessuto cittadino, la ricostruzione è presto avviata, ma prevede da subito, con l'esclusione dell'antico spazio presbiteriale, una riduzione nelle dimensioni di circa due quinti rispetto alla chiesa medievale. Il portale laterale, escluso dal "nuovo" complesso ecclesiastico, immette oggi in una rotonda su cui aprono una serie di piccoli locali a mo' di botteghe; possono comunque essere apprezzate le sue forme monumentali ancora perfettamente conservate, che trovano giustificazione (come nel caso delle chiese francescane di Teramo e Città S. Angelo) nell'aprirsi verso l'asse viario principale, a differenza del portale di facciata, più modesto, che immette in una strada secondaria. Lo stile barocco, che si andava già diffondendo in città prima del devastante terremoto, diventa il linguaggio della ricostruzione ed impronta anche la chiesa di S. Francesco. Se i progettisti per l'interno possono reinventare liberamente lo spazio secondo il nuovo gusto e le nuove esigenze, all'esterno devono confrontarsi con la facciata medievale risparmiata dal sisma. Essi dimostrano una particolare sensibilità per "l'antico" per cui non alterano il bel portale trecentesco attribuito da alcuni allo scultore Nicola Salvitto, autore del portale della cattedrale di S. Panfilo, ma "aggiornano" la facciata intervenendo sul tipo di terminazione, non più rettilinea secondo la moda medievale, ma a salienti con due ali curvilinee di raccordo. Al posto del perduto rosone introducono una finestra rettangolare e due più piccole vengono aperte accanto al portale, modifiche che sono state in seguito eliminate. Un nuovo portale in stile barocco è infine realizzato lungo il fianco sinistro (oggi è murato). L'interno della chiesa, originariamente a tre navate, è ricostruito ad aula unica con cappelle laterali: la pianta adottata però "si distingue nel panorama delle infinite realizzazioni del Sei-Settecento abruzzese" per la maniera originale con la quale realizza la commistione tra il nucleo centrale e il corpo longitudinale (Bartolini Salimbeni, 1998). La navata è ridotta a due brevi campate voltate a botte, mentre maggiore dimensione e risalto sono dati alla zona presbiteriale, il cui nucleo quadrato sul quale apre la cupola, priva di tamburo e di lanterna, si prolunga fino a svilupparsi in due profonde cappelle laterali. La decorazione a stucco, realizzata da maestranze lombarde guidate da Pietro Piazzoli, evidenzia l'articolazione dello spazio interno tramite paraste a capitello composito ed una fascia marcapiano a più modanature, mentre riserva una più ricca ornamentazione plastica agli altari che fiancheggiano lo spazio cupolato. Impreziosiscono i due altari due importanti tele, l'una, firmata da Porretta d'Arpino e datata 1766, rappresenta S. Antonio ed il Bambino, l'altra, attribuita al bergamasco Olmo Giovanni Paolo (notizie 1500-1593), raffigura la Visitazione di Maria a S. Elisabetta. Un'iscrizione ricorda che l'altare è stato realizzato e dedicato a S.Elisabetta nel 1508 per volontà dei Longobardi; a seguito del terremoto è riedificato "in ampliorem formam" nel 1709. Altre due tele sono incastonate nelle mostre d'altare delle cappelle presbiteriali: nell'altare in marmo commesso di sinistra troviamo una Madonna con Bambino fra S. Giovanni Battista e S. Francesco di Paola, riferibile all'ambiente romano di fine Seicento, nell'altare di destra decorato a stucco, una Madonna tra Angeli riconducibile all'ambito del Conca. Con il rifacimento settecentesco sono commissionate anche importanti opere in legno, materiale che conosce in questo periodo una particolare fioritura. Tranne la preziosa eccezione costituita dal crocifisso ligneo posto in controfacciata, databile stilisticamente al Quattrocento, sono opere settecentesche il pulpito, riconducibile alla bottega del famoso ebanista pescolano Ferdinando Mosca, il tabernacolo che oggi adorna la cappella dei Lombardi e la ricca ornamentazione in legno intagliato dell'organo, strumento realizzato nel 1754 da Domenico Antonio Fedeli da Camerino. Del XVIII secolo sono anche i due confessionali in legno intagliato e dipinto provenienti dal S. Spirito della Badia Morronese. A testimonianza delle antiche origini di S. Francesco rimangono in controfacciata delle brevi ma preziose tracce di un ciclo di affreschi del Trecento, mentre interessanti frammenti scultorei, lastre tombali e quattro belle formelle di un perduto ambone sono oggi conservati nei locali del Museo Civico.
Formerly dedicated to St. Mary Magdalene, the church of San Francesco della Scarpa was restored by order of Charles of Anjou who, in 1290, allocated a huge sum for enlarging the building. An earthquake destroyed most of the church, which was later re-built in Baroque style and detached from the extant buildings. The new structure has a central plan and was stuccoed by Lombard artists who gathered around Pietro Piazzoli. It keeps a noteworthy fifteenth-century wooden cross and traces of fourteenth-century frescoes. The remains of the apse and of the monumental splayed side-portal, with a frescoed lunette, are remarkable as well.