
Museo Nazionale d'Abruzzo - MUNdA

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Come arrivare
Il MUNdA, Museo Nazionale d’Abruzzo, con il disastroso sisma del 6 aprile 2009 ha perso la sua storica sede – il Forte spagnolo dell’Aquila, che lo aveva ospitato sin dal 23 settembre 1951, giorno della sua inaugurazione. La nuova vita del Museo ha avuto quindi inizio il 19 dicembre 2015, con la riapertura nel complesso architettonico dell’ex mattatoio comunale dell’Aquila, sito in Borgo Rivera,Via Tancredi da Pentima, di fronte alla celebre Fontana delle Novantanove Cannelle. Nell’attuale sede hanno trovato posto, protetti da sistemi antisismici all’avanguardia, una sessantina di reperti archeologici e 112 tra dipinti, sculture e oreficerie, dal Medioevo all’Età Moderna. I capolavori del MUNdA, alcuni dei quali recuperati tra le macerie del sisma e restituiti a nuova vita grazie a complessi interventi di restauro, sono testimonianza dell’identità culturale dell’intera regione.
Il percorso di visita al Museo si snoda attraverso 6 sale tematiche:
-la sezione archeologica (sala A), costituita da reperti provenienti da Amiternum, Aveia e Peltuinum, importanti centri italici e romani della conca aquilana, tra cui il Calendario Amiternino (circa 20 d.C.) e i rilievi in pietra raffiguranti un combattimento di gladiatori (I sec. a. C.) e una cerimonia funebre (I sec. d.C.);
-il Medioevo abruzzese (sala B) è documentato da una straordinaria collezione di Madonne, che per ricchezza e qualità artistica ha ben pochi confronti in campo nazionale e internazionale: alcune rarissime e preziose icone dipinte duecentesche (Madonna “de Ambro”, Madonna di Sivignano, Madonna di Montereale), e numerose sculture in legno; maestose e sacrali quelle di cultura romanico-bizantina, risalenti al Millecento e Milleduecento (Madonna di Lettopalena, Madonna delle Cocanelle); slanciate e flessuose quelle trecentesche, che rivelano nella dolcezza del volto e nella raffinatezza delle linee la spiritualità e la grazia della nuova arte gotica (Madonna di Fossa, Madonna di San Silvestro);
-il Quattrocento (sala C) si apre con smaglianti pitture su fondo d’oro zecchino: tra esse il Trittico di Beffi (1410-1415), attribuito al teramano Leonardo di Sabino. Testimonianze del primo Rinascimento abruzzese sono i dipinti di Andrea De Litio e le sculture lignee di Giovanni di Biasuccio e Silvestro dell’Aquila (San Sebastiano, 1478):
-la sala D con i suoi dipinti di soggetto e committenza francescana fra i quali spicca il polittico raffigurante San Giovanni da Capestrano e storie della sua vita, opera di un ignoto maestro dalla complessa cultura, cui si attribuisce anche il dipinto raffigurante San Francesco riceve le stimmate;
-il Cinquecento (sala E) pervasa dall’originalissima personalità di Saturnino Gatti, recentemente riconosciuto come figura di primo piano del Rinascimento italiano. Di questo artista il Museo espone due dipinti su tavola (Madonna degli Angeli, 1505; Madonna del Rosario, 1511) e diverse sculture in terracotta (Presepe di Tione e Sant’Antonio Abate, 1512), salvate dal terremoto e mirabilmente restaurate;
- il Seicento napoletano (sala F) con la rassegna delle tele di importanti maestri quali Mattia Preti, Bernardo Cavallino, Jusepe de Ribera, Andrea Vaccaro, Massimo Stanzione.



