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Chiesa di San Giovanni ad Insulam

Saint John ad Insulam Church

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Come arrivare

Isola del Gran Sasso d'Italia (TE)

Sorta su una collinetta accanto al fiume Mavone nell'omonima valle, immersa nel verde, San Giovanni venne fondata probabilmente tra l'XI e il XII secolo assieme al monastero benedettino di cui oggi restano solo rovine che ne testimoniano tuttavia l'antica vastità.  E' uno dei primi esempi di quel modello a terminazione orizzontale con archetti pensili che diverrà tipico dell'architettura abruzzese e non solo.  Delle sue origini non conserviamo documenti specifici, solo notizie indirette. La prima attestazione risale alla lite tra Oderisio, vescovo di Penne, e Senebaldo, abate di San Quirico, vicino Antrodoco e precisamente al decreto del 19 gennaio 1184 emesso dal papa Lucio II per redimere la contesa e risolvere la questione di attribuzione di poteri e proprietà tra il vescovo e l'abate. All'epoca la chiesa già esisteva con una sua precisa configurazione. A permettere una ricostruzione del suo assetto originario è l'analisi della struttura dell'edificio che è rimasto integro anche perché è riuscito a sfuggire ai pesanti interventi e rifacimenti dell'epoca barocca, a differenza di molte chiese che hanno visto stravolgere il loro assetto in quel periodo. L'intero organismo si compone di una cripta e della chiesa superiore. Sul rapporto tra queste due componenti sono state avanzate ipotesi diverse. Il Balzano, nell'opera "San Giovanni ad Insulam o al Mavone" (Balzano, 1914), sostiene che la cripta sia una costruzione precedente il Mille, cioè una chiesetta preesistente che venne poi inglobata nella nuova chiesa come cripta. A sostegno di quest'ipotesi è una lastra infissa nella muratura risalente al VII o VIII secolo che presenta un motivo geometrico astratto tipico dell'epoca; doveva essere in origine una transenna poi inserita nella muratura a scopo decorativo. Il Gavini (Gavini 1927, ristampa 1980) ha contrastato quest'ipotesi sostenendo l'unità progettuale dell'intera costruzione; a proposito della cripta sostiene che "questo soccorpo non ha caratteri di grande antichità, né forme indipendenti dalla planimetria del tempio che gli fu sopra." Ancora il Gavini: "la cripta prima e la chiesa poi" sono "sorte con un'unità di concetto in successivi periodi di lavoro che occuparono più di un secolo". La lunga durata dei lavori, che si riscontra anche in altri casi nell' Abruzzo montano, si spiega come effetto delle difficili condizioni climatiche e dei freddi inverni che imponevano lunghe soste nei mesi invernali. La cripta si estende per circa i due terzi della superficie della chiesa superiore e determina una differenza di livello scandita da sei scalini; dall'ingresso fino alle prime due campate il pavimento resta a livello del portale per poi sopraelevarsi in corrispondenza della cripta. Questa, costruita nel XI secolo, è di chiara impronta benedettina, come si desume dall'analisi strutturale. Essa ha pianta quasi quadrata ed è suddivisa in tre navate e quattro campate con copertura a crociera. Quattro corti sostegni circolari culminanti in grandi e squadrati capitelli sostengono le arcate semicircolari che collegano le volte. La navata centrale è leggermente più larga delle altre e termina nell'abside semicilindrica corrispondente a quella superiore. All'esterno presenta una muratura in pietre grossolane su cui si aprono piccole finestre con arco a strombo esterno. La chiesa superiore appartiene ad una seconda fase costruttiva relativa al XII secolo. La differenza tra i due organismi viene evidenziata dalla diversa muratura, che si innesta a partire dalla copertura della cripta, fatta di conci regolari, squadrati sia all'interno sia all'esterno delle pareti. In questa fase la dimensione della chiesa crebbe notevolmente estendendosi verso il piazzale e determinando due livelli al suo interno collegati da alcuni gradini. Alcuni effetti scenici e certe differenze architettoniche (colonne nella zona presbiteriale e piloni rettangolari nell'aula) sono state all'epoca introdotte per sottolineare la separazione tra i due ambienti religiosi, quello destinato ai fedeli e quello presbiteriale. La chiesa si presenta a tre navate con un'abside; le navi sono scandite da sei arcate che, nella parte anteriore fino all'arco trionfale, poggiano su pilastri e, nel presbiterio, su colonne. Nell'abside  è l' affresco del Redentore tra Maria e S. Giovanni Battista del 1421. Una terza fase, datata al XIII secolo, è quella caratterizzata dal coronamento della facciata, dalla decorazione ad archetti pensili e dalla muratura superiore che vede alternati conci e fasce di laterizi rossi, assumendo, sostiene il Gavini (Gavini, ivi), " la cortina caratteristica di tanti monumenti teramani". Secondo il Gavini (Gavini, ivi) il prospetto a coronamento orizzontale, tipico dell'architettura abruzzese, trova a San Giovanni la sua prima applicazione, col fine di nascondere il carattere di capanna che la chiesa aveva assunto in seguito all'innalzamento delle navate laterali. La facciata non è pervenuta a noi integra nella sua struttura originaria; nella parte superiore, nell'angolo di sinistra, la cornice orizzontale è stata bruscamente interrotta dall'inserimento di un campanile. In alto la facciata è decorata da archetti pensili alternati, a sesto tondo e a sesto acuto, poggiati su mensole. La stessa decorazione prosegue su fianchi e sul semicerchio dell'abside. Sulla facciata si aprono un portale, una finestra rotonda e due bifore. Gran parte di questi aspetti e caratteri stilistici richiamano i modi della scuola di San Liberatore a Maiella che aveva già fatto da riferimento per la prima fase costruttiva, soprattutto per certi aspetti decorativi dei capitelli delle colonne. Il portale principale, ascrivibile alla prima metà del XII secolo, presenta una configurazione nuova data da un archivolto incorniciato da un'edicola con chiusura a timpano. Si tratta di una tipologia di probabile origine umbra importata in Abruzzo con grande successo. Gli stipiti, a vivo di cortina, sono decorati da raffinati ed eleganti bassorilievi che risentono dello stile della scuola di San Liberatore. Sono otto formelle incastrate negli stipiti che rappresentano figure demoniache e bestiali, molto diffuse nelle decorazioni delle chiese del XII secolo, che assumono un significato simbolico. Le due formelle in basso raffigurano due leoni minacciosi l'uno di fronte all'altro. Sullo stipite di destra, al di sopra del leone stanno due colombe, un grifo rampante su foglia stilizzata, ed un drago che divora un serpente. Su quello di sinistra sul leone stanno: un drago, una leonessa con la coda rialzata, e due uccelli mostruosi. La tecnica utilizzata in questi bassorilievi è la stessa: le figure sono state scolpite all'interno di un riquadro più basso rispetto al piano di superficie in modo da ottenere risalto dallo sfondo. Alcune figure presentano una maggiore definizione nei tratti, come nel caso della leonessa e del grifo, le altre sono meno definite e meno nette, quasi piatte e informi. Nel complesso questo portale è molto vicino, per caratteri stilistici e decorativi, al portale destro di San Liberatore a Maiella, datato al 1080. Probabilmente le formelle furono realizzate a quell'epoca e poi sono rimaste inutilizzate ed inserite nel portale solo nella terza fase costruttiva. L'architrave è costituito da un listello, gola diritta e fregio decorati in maniera delicata con foglie di acanto silvestre, rosette e palme a ventaglio racchiuse in gambi che spuntano dalla bocca di strane figure poste alle estremità. L'archivolto, sporgente, sagomato e intagliato, raccorda l'arco di scarico con il frontone definito da una cornice ad ovoli. L'arco di scarico, piuttosto largo, presenta il motivo dell'acanto classico con grandi volute contenenti fiori che si originano da due foglie piene. Il motivo decorativo di questi elementi è più evoluto di quello dei piedritti, orientato ad un maggiore naturalismo rispetto al carattere astratto dei rilievi presenti sui lati del portale; questa considerazione fa supporre una realizzazione più tarda e permette di stabilire una stretta analogia con il motivo presente sugli stipiti e sull'archivolto del portale della chiesa di San Clemente al Vomano. Ne risulta un opera nuova ed elegante che riesce ad armonizzare elementi classici con una struttura innovativa e libera. La finestra circolare che sovrasta il portale si presenta molto semplice e nuda; di essa resta una mostra circolare scolpita a bassorilievo mentre deve essere caduta la raggiera interna. Le bifore laterali presentano un archivolto falcato e colonnine sormontate da pulvini a stampella. Contemporaneo al portale principale è il portale sul fianco destro che aveva funzione di collegamento tra la chiesa ed un torrione laterale. La parte più significativa è l'archivolto che presenta una decorazione a girali vegetali; da due piccoli calici spunta un gambo che si avvolge su se stesso generando piccoli bocciuoli. Le affinità, soprattutto dal punto di vista tecnico, con l'archivolto del portale di Santa Maria in Cellis, realizzato intorno al 1132, servono a determinarne la datazione nella prima metà del XII secolo.

Built on a hill by the river Mavone, in the homonymous valley, surrounded by trees, the church of Saint John was probably founded in the XII century, along with the Benedictine monastery adjoining it, whose ruins bear evidence of its original big size. The faade, adjusted later when the belfry was added, is made of white local stone blocks; the portal, surmounted by a round window, is decorated with spirals and floral reliefs and has mullioned windows with two lights on the sides. It is one of the first examples of the typology characterized by a horizontal coping with hanging arches, which would have become typical in the Abruzzi and in other areas throughout the following years. The interior consists of a nave and two aisles with one apse, decorated with a fresco dated 1421 and representing the Redeemer between the Holy Mary and Saint John the Baptist. One part of the apse is raised and lies on the crypt, supported by cross-vaults and columns.

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