Rosoni della Chiesa di Santa Maria di Collemaggio
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La data di costruzione della facciata della chiesa di Santa Maria di Collemaggio rimane incerta; sebbene iniziata nel primo Trecento sembra sia stata terminata intorno alla prima metà del secolo XV, ma tale ipotesi non è avvalorata da alcun documento dell'epoca. L'impianto generale riprende in forme sontuose lo schema tradizionale precedentemente adottato dai costruttori aquilani per molte chiese del territorio regionale: facciata a muraglia rettangolare con coronamento orizzontale, cornice divisoria che collega lesene angolari e intermedie, netta prevalenza dei pieni sui vuoti in cui le uniche aperture sono rappresentate dal portale e dalla finestra chiusa da tradizionale ruota o raggiera con elegantissimi trafori di pietra. A Collemaggio, la presenza di tre navate nella chiesa induce ad aggiungere a destra e a sinistra delle aperture principali, entro un'intelaiatura prettamente romanica, due portali e due rosoni di minori proporzioni; tutte aperture ispirate da nuovi elementi gotici e da una maggiore libertà di scelta decorativa non ancora usata nelle chiese trecentesche di L'Aquila. Prima di Collemaggio solo la chiesa di San Domenico, a tre navi, doveva presentare tre finestre circolari, anche se l'apparato decorativo è rimasto incompiuto. Ma lo splendido apparecchio della basilica a pietre bianche e rosee, disposte a disegno geometrico, è unico nel suo genere non trovando eguali in nessuna delle grandi chiese aquilane e della regione. La stessa bicromia lapidea richiama a L'Aquila solo la "Fontana delle 99 cannelle" e successivamente ripresa nel santuario del Volto Santo di Manoppello. La novità degli elementi decorativi presenti nelle rose di Collemaggio non si esaurisce con la lettura dei soli caratteri stilistici dello splendido ornato dei trafori ma è da rilevare che in essi sono racchiusi reconditi significati simbolici messi in evidenza da più studiosi, in particolare da Michele Proclamato che nel volume "Il segreto delle tre ottave. Dai rosoni di Collemaggio ai cerchi nel grano alla ricerca delle leggi dell'universo" ha approfondito precisi rapporti numerici e matematici esistenti tra rosoni e leggi astronomiche. E, come rileva Proclamato, "ogni particolare architettonico di un rosone indica sempre una misura spaziale, mentre ogni vuoto architettonico al suo interno un arco temporale". Rosone destro. Secondo Gavini si crede che la finestra posta a destra, avendo di fronte la facciata, sia la più antica conservando elementi romanici che ritroviamo anche nella rosa di San Silvestro a L'Aquila e che probabilmente la precedette. Lo schema dell'organismo circolare (nell'ambito di questo studio annoverato nella tipologia C), si diffonde sul territorio regionale in opere a seguire. Il traforo si compone di colonnine radiali a sezione circolare, complete di capitelli e basi nascenti da un piccolo anello centrale polilobato, sormontate da archetti a tutto sesto trilobati all'interno, e altrettanti controarchetti rovesciati, sempre abbelliti da lobi, che impostano su basi modanate disposte entro il giro più interno della mostra circolare a strombo che racchiude il traforo. L'anello è guarnito da foglie piatte, ispide e lunghe che all'estremità superiori si piegano in aderenza con il vivo della cornice e che sono inquadrate da una sottile corona decorata da rosette. Secondo Proclamato il rosone destro ha una numerologia inconsueta perchè è a base "14" ovvero il numero 14 si ripete per sette volte: tre volte a livello costruttivo e quatto volte a livello dei vuoti costruttivi per un totale di 7 volte. Ma 14 è uguale anche 7 x 2, e dove 72 è un numero cosmico. Rosone sinistro. In questa finestra (tipologia D), a imitazione dei trafori delle cattedrali francesi, l'organismo gotico più legato e fiorito è evidente sia nel fogliame mosso della mostra, che si sviluppa quasi al piano della cortina muraria, sia nel disegno geometrico del traforo composto di 12 colonnine radiali, a sezione poligonale complete di basi e capitelli. Questa raggiera, partendo da un anello centrale a 6 lobi, sostiene 12 archi a chiglia poggiati ai vertici direttamente contro il vano della ruota. Gli archetti, che presentano lobi interni, danno origine ad altrettante arcatelle rovesce a chiglia traforate da 12 stelle e bipartite da ulteriori archetti (24) a sesto acuto trilobati all'interno. Rosone centrale. Il rosone centrale della Basilica di Collemaggio non ha eguali in Abruzzo ma ripete con più fervida fantasia gli stessi caratteri stilistici di quello di sinistra. Lo straordinario ornato del traforo si trasforma in una trina che ricorda i pregevoli merletti del tombolo abruzzese ma attraverso i numeri in esso celati diventa anche un preciso strumento di calcolo per la misura dello spazio e del tempo. In dettaglio entro una mostra a strombo, mossa e ricca di energia, che contiene un giro di foglie d'acanto spinoso e un giro di decorazione a tortiglione tagliato a scaletta, si sviluppa il raffinato traforo diviso in tre parti dai tre cerchi che lo costituiscono. Un anello interno, costituito da un piccolo cerchio avente attorno 8 lobi; da questo anello minore ha origine la raggiera, 12 colonnine tortili che sostengono 12 archi trilobati a chiglia, poggiati ai vertici direttamente contro l'intradosso dell'anello intermedio, dando spazio ad altrettante arcatelle rovesce a chiglia traforate da 12 stelle e bipartite da ulteriori archetti (24) a sesto acuto trilobati all'interno. Dall'estradosso dell'anello intermedio viene ripetuto il motivo centrale in cui gli stessi elementi si raddoppiano nel numero: le colonnine tortili e gli archetti trilobati a chiglia diventano 24, come le arcatelle rovesce a chiglia e le altrettante stelle del traforo, mentre sono 48 gli archetti a sesto acuto trilobati che suddividono le arcatelle rovesce. Sommando di numero gli archetti a sesto acuto trilobati del cerchio intermedio (24) e di quello esterno (48) otteniamo 72, numero che si collega a molteplici riferimenti astronomici come descritto nella trattazione di Michele Proclamato. Un altro collegamento ricco di significati simbolici si può leggere fra il rosone centrale e il pavimento cosmatesco della basilica realizzato, tra il XIV ed il XV secolo, a disegno geometrico e caratterizzato dall'alternanza di mattonelle di pietra bianca e rossa secondo il motivo che richiama e semplifica l'apparato compositivo del rivestimento lapideo della facciata principale. In un punto in particolare sono presenti singolari forme geometriche somiglianti a un labirinto: secondo alcuni studiosi durante il solstizio d'estate si può procedere ad una lettura alchemica del pavimento quando la luce dal rosone centrale colpisce un punto preciso del suo emblematico disegno.