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Zuccherificio di Avezzano


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Come arrivare

Avezzano (AQ)
Alla fine dell'800 il prosciugamento del lago Fucino determinò, oltre all'accrescimento della piccola industria artigianale locale già esistente, l'insediamento e lo sviluppo di strutture produttive riferite alla nascente attività agricola derivata dall'uso intensivo della vasta superficie risultante dall'area prosciugata e dall'utilizzazione razionale delle acque canalizzate. Nell'ex alveo del Fucino era stata intrapresa con successo la coltivazione della barbabietola da zucchero ed i prodotti, di qualità eccellente, venivano inviati per la lavorazione agli zuccherifici di Rieti e Monterotondo. La costruzione dello zuccherificio di Avezzano, ad opera di una società italo-tedesca, si verificò con tutta probabilità prima del 1894, come ci testimonia la medaglia del movimento degli operai che reca appunto questa data. Lo stabilimento funzionava con macchine a vapore ed era dotato di alte ciminiere in mattoni, aveva una potenzialità di lavorazione giornaliera dai cinquemila ai seimila quintali di barbabietole ed occupava alcune centinaia di operai. Per il trasporto delle merci la fabbrica era collegata, tramite un raccordo ferroviario, con la stazione di Avezzano, per cui mensilmente il trenino dello zuccherificio trasportava i prodotti dell'industria allo scalo merci di Roma ed alla banchina del porto di Napoli. La Società Romana Zuccheri gestì lo stabilimento fino al 1927, anno in cui le subentrò la società per azioni "Zuccherificio di Avezzano". Le numerose modifiche per ampliamenti e miglioramenti che le due gestioni apportarono agli impianti industriali condussero ad una lavorazione massima di dodicimila quintali di barbabietole al giorno con la produzione di una migliore e più raffinata qualità di zucchero. Il gravissimo evento sismico che nel 1915 colpì la Marsica non risparmiò la struttura industriale, danneggiandola notevolmente soprattutto nelle sue opere murarie più elevate: alla ricostruzione partecipò anche l'amministrazione Torlonia. Nel 1936 furono realizzate in un'area attigua le distillerie per la produzione di alcool etilico. Altre strutture, che possiamo definire accessorie, si erano progressivamente affiancate agli stabilimenti principali con funzione di supporto: fra queste le fornaci per calce e laterizio e le officine meccaniche necessarie per la riparazione di macchinari. Durante la seconda guerra mondiale l'attività della piccola area industriale fu di nuovo interrotta a causa di eventi bellici che produssero gravi danni agli stabilimenti, ma riprese con notevole alacrità nel 1945. Nel 1954, essendo ritenuto uno dei più vecchi esistenti in Italia, lo stabilimento subì dei rinnovamenti ed ampliamenti con adeguamento degli impianti alle nuove esigenze dell'industria saccarifera. Altri interventi, effettuati nel 1962 e 1963, potenziarono l'industria fino al raggiungimento di una lavorazione massima di quarantaduemila quintali di barbabietole con una produzione di cinquemila quintali di zucchero raffinato al giorno. Il numero dei capannoni e la loro varietà urbanistica ed architettonica testimoniano come lo stabilimento abbia subito progressivi ampliamenti nel tempo. Le finestrature di tutto il complesso sono ad arco a sesto ribassato, differenziate dalle cornici di inquadramento. Uno degli edifici più interessanti per la tecnica costruttiva è quello adibito a magazzino-deposito; è costruito con blocchi di pietra irregolare, inquadrati tra le file di mattoni cotti e disposti orizzontalmente. La " casa zucchero " é l'edificio principale del complesso. Della struttura originaria della fine del XIX secolo resta la parte bassa costituita da una muratura in mattoni con arco di scarico posto sulle aperture. Nei piani superiori, invece, la muratura mista all'intelaiatura in cemento armato, i ricorsi in mattoni, le catene metalliche testimoniano interventi successivi. All'interno le strutture ed i macchinari sono stati sostituiti interamente nel 1936. Altro elemento da segnalare é il " forno tipo Porion ", costruito nel 1905 con pianta rettangolare allungata, struttura in ferro e muratura in mattoni, destinato alla trasformazione della borlanda (prodotto residuo derivato dalla trasformazione del melasso) in salino potassico. L'edificio nel quale il forno é contenuto é in muratura di mattoni con copertura in legno impostata su capriate di ferro. La costruzione ad esso contigua, destinata a deposito, é stata realizzata nel 1964, mentre la ciminiera é stata ricostruita nel 1970. Sono presenti, inoltre, gli edifici destinati alla lavorazione del melasso (prodotto residuo della barbabietola da zucchero) per la produzione di alcool, costruiti nei primi anni del 1900 con alcuni impianti rinnovati nel 1936.
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