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Palazzo Ardinghelli (Franchi Cappelli)
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Come arrivare
Il palazzo venne costruito su preesistenze di impronta rinascimentale delle famiglie Cappa e Camponeschi, tra le principali del cosiddetto Quarto di Santa Maria e trae la sua origine nella complessa ricostruzione della città dell’Aquila successiva al devastante terremoto del 1703.
A partire dal 1732 con l'avvento di Carlo III di Spagna, venne dato infatti un notevole impulso alla ricostruzione dell'architettura civile e Palazzo Ardinghelli fu tra i primi palazzi nobiliari a sorgere, insieme a Palazzo Quinzie a Palazzo Pica Alfieri del quarto di San Pietro.
Gli Ardinghelli, famiglia di origine toscana stabilitasi a L'Aquila nel XVI secolo, decisero di ricostruire, in stile tardo barocco, la porzione più rappresentativa del vecchio palazzo Cappa Camponeschi, dando così luogo all’attuale Palazzo Ardinghelli.
Come Palazzo Centi su piazza Santa Giusta anche Palazzo Ardinghelli sembra voler rubare la scena all’edificio religioso di Santa Maria Paganica vicino al quale è sorto.
Il progetto, redatto dall'architetto romano Francesco Fontana, figlio del più celebre Carlo, è riconducibile al primissimo periodo successivo al terremoto, mentre la realizzazione dell'edificio incontrò numerosissime difficoltà ed ebbe luogo solamente tra il 1732 ed il 1743. Con la morte di Filippo Ardinghelli, la famiglia si estinse prima del completamento dei lavori. Questa interruzione ha casualmente salvato il quattrocentesco palazzetto adiacente (palazzo Cappa Camponeschi)perché la facciata di palazzo Ardinghelli, nel progetto originario di Fontana, doveva essere prolungata fino a raggiungere Via Paganica.Ecco perché oggi l’edificio ci appare asimmetrico rispetto alla piazza.
In seguito il palazzo passò alla famiglia Cappelli, subendo anche notevoli rimaneggiamenti nel corso dei secoli tanto che l'attuale facciata in stile tardo barocco venne completata solo nel 1955 con il maestoso balcone che, unico in città per lo sviluppo su due livelli, ripropone le linee ondulate che caratterizzano i timpani delle finestre del primo piano. All’interno si caratterizza per l’originale cortile ad esedra, che si apre su un loggiato, e per lo scalone monumentale di derivazione borrominiana arricchito da cinque dipinti attribuiti all'artista veneto Vincenzo Damini e datati al 1744.
Negli ultimi decenni del XIX secolo, il palazzo fu dimora e atelier del celebre pittore Teofilo Patini.
L'edificio ha riportato danni ingenti in seguito al terremoto del 2009 ed è stato oggetto di importanti interventi di recupero e restauro. E' stato restituito alla Città ed aperto al pubblico per ospitare la sede aquilana del Museo delle Arti del XXI Secolo MAXXI.