Le Serpi
Oggetto: Dipinto
Materia e Tecnica di esecuzione: tempera su tela
Dimensioni: h 380 cm - l 970 cm
Datazione: 1900
Autore: Francesco Paolo Michetti (1851-1929)
L’ispirazione per “Le Serpi” nasce da una gita con gli amici più cari dell’artista a Cocullo (Aq) nel maggio del 1884, in occasione dei festeggiamenti in onore di San Domenico dove assiste al rito delle serpi con la processione del Santo protettore dalla rabbia, dal morso dei serpenti e dal mal di denti. E’ l’antropologo peligno Antonio De Nino a raccontare di questo episodio. Da questa gita Michetti portò a casa un vasto repertorio di immagini fotografiche che utilizzò proprio per realizzare questa grande tela.
Il taglio orizzontale del dipinto agevola ed accentua l’andamento del corteo processionale e conferisce alla scena un ritmo temporale simile a quella di una sequenza cinematografica, con le figure raggruppate in quadri distinti.
Singolare la storia del dipinto: nel marzo 1900 Michetti inviò quattro sue opere, fra cui Le Serpi e Gli Storpi, all’Esposizione Universale di Parigi, la più grande rassegna pittorica sino allora organizzata al mondo
Michetti aveva nutrito per questi due dipinti, di dimensioni veramente notevoli, progetti ambiziosi, prefigurando uno strepitoso successo. Non andò così: le due tele finirono nella generale disattenzione forse perché troppo legate ad un aspetto folcloristico che non rispondeva ai canoni del gusto d’avanguardia. eppure, al di là di una patina superficialmente aneddotica, nelle migliori opere di Michetti si respira la spiritualità quasi pagana dell’intero mondo contadino resa con mirabile “realismo visionario”, spettacolarmente sensuale e profondamente intimo al tempo stesso, in bilico sul confine che separa la più viva rappresentazione naturalistica dall’astrazione più meditata (G. Simoncini).
Le due opere non ebbero alcuna richiesta, l’artista le arrotolò e le tenne in disparte concedendo di vederle solo a qualche amico.
Nel 1927 però furono esposte a Roma presso la Galleria nazionale d’Arte Moderna che le acquistò.
Tornarono a Francavilla grazie a D’Annunzio per essere collocate nel Museo Michettiano nello Studio al Mare. Furono portate poi nel Convento francavillese (già sede dello storico Cenacolo michettiano) e così scamparono alla distruzione del Museo ad opera dei tedeschi. Nel 1994 furono trasportate a Roma per un restauro e nel 1997, tra numerose polemiche, tornarono a Francavilla per essere collocate al MuMi dove tuttora è possibile ammirarle.